La situazione climatica ci sta toccando personalmente. Non era mai successo. La cronaca ci testimonia una situazione seria, visibile e a volte distruttiva. Il senso di impotenza potrebbe sommergerci.
Gli esperti, da decenni, stanno evidenziando l’importanza di agire in fretta per diminuire le emissioni di gas serra che hanno causato un riscaldamento eccessivo del pianeta. In questi ultimi anni le emissioni gas serra, a livello globale, si aggirano all’incirca sulle 59 giga tonnellate di C02 annue e, se continueranno a crescere, aumenterà vertiginosamente la temperatura del pianeta causando problemi irreversibili. La sfida è cambiare mentalità e agire tempestivamente.
Negli anni ’70 la britannica Ellen MacArthur ha iniziato a divulgare temi a favore dell’ambiente e nel 2010 ha fondato Ellen MacArthur Foundation, ente benefico no profit che lavora con aziende e scuole per velocizzare la transizione verso un’economia circolare. Secondo la fondazione, l’economia circolare è “basata sul principio di evitare rifiuti e inquinamento, mantenere in uso prodotti e materiali, e rigenerare i sistemi naturali”: indispensabile innescare un cambio culturale e attivare un processo per ridurre l’utilizzo delle materie prime, valorizzando l’intera filiera produttiva e di post consumo.
Ma la società come sta reagendo ai cambiamenti climatici? Come viene percepita questa nuova realtà?
In questo scenario non c’è dubbio che i più giovani stiano prendendo seriamente la situazione. Pensiamo alla generazione Z, i nati dopo il 1995, che riempiono le piazze e vogliono essere protagonisti del tempo. Stanno testimoniando il loro dissenso e agiscono attuando scelte coerenti in ogni settore, in particolare nelle scelte di acquisto di prodotti e servizi. Sostengono e scelgono i brand che hanno una visione sostenibile come la loro, acquistano prodotti con imballaggi riciclati e plastic-free, oggetti di seconda mano, prodotti realizzati con materia ‘seconda’. Condividono sui social i valori e ricercano i solo brand che hanno saputo cambiare prospettiva.
Negli ultimi anni i brand, in particolare nel settore del food, fashion e beauty, hanno colto questa volontà e hanno iniziato ad investire, timidamente, su processi e modelli di business circolari per rispondere e mantenere la relazione con questa nicchia di persone che condizionerà sempre di più il mercato nei prossimi anni.
Nel processo circolare prodotti e servizi sono totalmente ripensati e ri-progettati per durare nel tempo e trasformarsi nuovamente in nuovi prodotti. La progettazione è basata sull’eco design, secondo Sfridoo “l’ecodesign è un modello economico che coinvolge l’intero processo di ideazione, progettazione, vendita sul mercato e smaltimento di un prodotto che rispetti l’ambiente, attraverso la riduzione ai minimi livelli dell’impatto negativo che potrebbe avere sull’ecosistema”.
Ma è evidente che quanto fatto sino ad ora non è sufficiente per risolvere le difficoltà generate dal sistema produttivo lineare a favore della situazione climatica e del nostro futuro. È necessario agire su una visione sistemica e strategica, capace di impattare sull’intero sistema, dalla produzione al rifiuto passando per tutta la catena distributiva e, coinvolgendo in questo processo, anche il negozio fisico. La sfida è grande ma è fattibile se si lavora in sinergia.
Noi di Future Concept Retail abbiamo già questa visione, perché da anni progettiamo nuovi concept di vendita di prodotti e servizi a partire dalle filiera di produzione con l’obiettivo di costruire progetti orientati alla valorizzazione del prodotto e del negozio fisico per trasferire il valore al cliente finale.
Utilizziamo il Business design per costruire progetti “realizzabili”, mettendo al centro le persone e il business. La nostra visione è quella di valorizzare il punto vendita fisico con scelte consapevoli e in linea con i modelli circolari per costruire un futuro a rifiuti zero.
Oggi i materiali sostenibili ci sono, come per esempio i biomateriali e i mattoni di micelio (funghi) utilizzati in edilizia, e saranno sempre più diffusi.
Non dobbiamo stupirci se un giorno rinnoveremo l’arredamento e gli allestimenti del negozio e utilizzeremo lo scarto come nutrimento e fertilizzante per il giardino.